Soufiane Ababri attraverso i suoi disegni testimonia la discriminazione sistematica contro le minoranze, la storia post-coloniale, la classe, il genere e la sessualità.
Nei disegni di Soufiane si possono percepire i riferimenti a figure precedentemente considerate marginali, come per esempio a Jean Genet o Frank O’Hara e ad altri della letteratura, che sono onnipresenti nel suo lavoro.
Soufiane Ababri rifiuta l’accademismo classico del pittore e del suo studio ha deciso così di disegnare con matite colorate in uno spazio domestico; dal suo letto. La sua serie di opere grafiche intitolate Bedworks rappresentano scene ispirate a incontri immaginari o reali, che attingono alla sua stessa identità di arabo omosessuale e alla sua vasta conoscenza di film, musica, letteratura e storia. Questi disegni sono realizzati dal suo letto che diventa metafora del rifiuto dello studio come spazio di lavoro.
Soufiane ha riferimenti al canone della sottocultura gay occidentale e al mondo dell’arte e della letteratura, alle esperienze della sottocultura gay sia occidentali che a non, per far luce sullo sguardo sulle minoranze mettendo il luce gli squilibri nel mondo. I disegni di Soufiane hanno un immaginario colorato dove vengono messe in luce paura, erotismo e vulnerabilità, manifestando altre espressioni della mascolinità.
I corpi maschili che Soufiane disegna sono colti in attimi intimi dove un serie di sentimenti differenti vengono comunicati da questi soggetti che posso essere di vergogna desiderio e tenerezza. Soufiane è un osservatore del mondo che lo circonda e gli interessa, manifestando nei suoi lavori quello che a volta è nascosto e qui rivelato con la sua percezione. All’interno di una discussione storica e contemporanea del mondo queer.
La narrazione visiva di Ababri è diaristica e intima, dalla privacy della sua camera da letto invece che dello studio, enfatizzando così l’aspetto domestico utilizzando uno strumento più diretto come i pastelli. Accanto alle figure spesso troviamo l’uso del testo come a manifestare un dialogo introspettivo.
Puoi dirmi da dove vieni e qual è il tuo primo ricordo di te stesso da bambino?
Sono nato e cresciuto a Rabat, la capitale del Marocco, fino ai 17 anni, poi sono arrivato in Francia nel 2004 e vivo qui da 20 anni. Il mio primo ricordo d’infanzia è un momento in cui tutti coloro che vivevano nella nostra casa andavano al lavoro o a scuola e rimasi solo a casa con mia madre. Il fatto di appropriarsi di questo spazio, sempre pieno di persone, come volevo, credo che abbia avuto un grande impatto su di me. E questo era già un segno che nonni sarebbe piaciuta la scuola e il sistema educativo.
Sei nato in Marocco, come pensi che la tua cultura abbia influenzato la tua arte?
Attraverso la lingua araba prima di imparare il francese, fino a ora mi ha dato un modo di avere una doppia lettura su tutto. Quindi dal fatto che esiste un mascolinità esacerbata nelle strade del Marocco, gli uomini hanno atteggiamenti nell’occupare lo spazio pubblico che non ho visto altrove.
Da qui è nato questo modo di giocare con questi codici e cercare di indebolirli e introdurre un punto di vista omosessuale. Ciò che manca finora nella cultura marocchina.
Lavori e vivi tra Tangeri e Parigi, come ti senti quando ritorni in una delle due città dopo essere stato nell’altra? Trovi qualche somiglianza tra loro oppure quali sono gli aspetti che trovi nell’uno ma non nell’altro?
Questo avanti e indietro tra Parigi e Tangeri è molto importante per me. Mi permette di non dimenticare il motivo per cui faccio questo lavoro, di poter dare visibilità alla comunità gay araba, questo è il primo punto. Il secondo punto è il luogo in cui faccio molte ricerche e creo una raccolta di immagini che poi utilizzerò per disegnare.
I tuoi lavori spesso si concentrano sulla discriminazione nei confronti delle minoranze, puoi parlarmene?
Questo è ciò che mi ha fatto interessare per la prima volta all’arte. Il posto delle minoranze razziali e sessuali arte. Il ruolo della violenza nella storia dell’arte e il modo in cui la generazione post coloniale vede la storia dell’arte e la storia del mondo.
La sessualità è molto rappresentata nei tuoi lavori e questo ci piace davvero. Ci puoi dire
come è nata l’idea per la serie Bedworks?
È un lavoro che si è concretizzato poco a poco. Ma prima bisogna notare che nei dipinti orientalisti c’erano posizioni che spesso ricorrevano nella rappresentazione di donne, uomini arabi e schiavi neri. Ho visto questa posizione sdraiata come un modo per dominare il soggetto.
Quindi per mostrarlo come a persona passiva, lasciva, offerta al pittore affinché possa fare ciò che vuole con lei.
Ho preso la posizione di questi modelli e ho cercato di dar loro voce. Poi tanti altri interrogativi si innestano nella posizione sdraiata e nel letto.
Apprezzo molto il tuo lavoro, i ragazzi che ritrai mi sembrano fragili, ma allo stesso tempo urlano e dimostrano la loro omosessualità, permettendo agli altri di fargli cambiare il modo di vedere le persone e se stessi. Perché anche oggi esiste un problema di moralità nel vedere i corpi degli uomini fare sesso e la nudità maschile. Tu che cosa ne pensi?
Sì, ciò a cui inizialmente miravo era sconvolgere la mascolinità e il patriarcato. Smantellare in qualche modo i meccanismi di dominio. Rappresentare corpi maschili e muscolosi con fragilità. Ho l’impressione che questo sia ciò che cerchiamo di fare con gli spettacoli di Drague-King. Uomini in posizioni ondeggianti di “Contrapposto pose”, guance rosee (da questo è il momento in cui la commedia sociale della virilità perde i suoi mezzi), sembra languido, per me è un modo per mostrare altri tipi di mascolinità. Quindi l’eredità dell’attivismo gay e i mezzi si sovversione che conosciamo per farlo che sono: il sesso libero, le feste, l’esuberanza Camp… Ma anche la dimensione degli scrittori di letteratura e di sociologia.
Nei tuoi disegni racconti storie di scene di vita reale o sono immaginarie?
In effetti sono disegni ed è un dettaglio importante visto che mi rifiuto di dipingere e che ho scelto il disegno come dimensione politica e di resistenza di fronte a una tipologia di accademismo. Tornando alla tua domanda, tutto nasce da eventi reali che comprende scene vissute, libri letti, film visti, storie ascoltate. È un sorta di biografia di un gruppo sociale.
Che tipo di uomo preferisci?
Nessun tipo specifico
Come ti senti a vivere come artista?
Questo è l’esatto contrario di ciò che pensa il mondo esterno. È un ambiente molto difficile. È un peso sociale ed è un peccato non riuscire a smuovere le cose. Poi c’è una dimensione molto entusiasmante nel portare avanti i progetti, mi piace molto il periodo della ricerca sui testi, la lettura che porta ai disegni.
Credo che il compito di ogni artista come il tuo sia lasciare tracce e segnali per provare per far accettare alle persone un certo tipo di mondo. È grazie ad artisti come te che con il tuo lavoro stai cercando di innescare un cambiamento a favore della comunità LGBTQ+ in un mondo che sta diventando sempre più di estrema destra. Cosa ne pensi?
Spero davvero che vada in quella direzione. Penso di fare quello che faccio principalmente per questo motivo e ho preso molte decisioni importanti nella mia vita intima e familiare a muoversi in questa direzione. Considerato il crescente populismo in Francia e in Europa e nel silenzio del mondo della cultura il sentimento di solitudine è molto forte qui.
Chi sono gli artisti o personaggi che ti hanno spinto a intraprendere questa attività artistica?
Ce ne sono molti, ma non proprio che hanno pratiche artistiche vicine alla mia. Guy de Cointet, General Idea, Roni horn, Felix Gonzalez Torres, Mark Morrisroe… Ma è stata soprattutto la letteratura a portarmi al disegno.
Credo di disegnare visto che non so scrivere libri.
Cosa speri che le persone apprendano dal tuo lavoro?
Niente di particolare, spero di avere un lavoro che sia aperto e che spontaneo dà interpretazioni a persone di origini e classi sociali diverse.
Hai esposto in varie città del mondo, hai mai esposto in Italia?
No, non ancora …
Le prossime mostre di Soufiane Ababri
The Pill Gallery / Istanbul
The Barbican Center / London
Praz Delavallade Gallery Paris – Los Angeles
Dittrich & Schlechtriem Gallery / Berlin